Da un po’ di tempo sui social, gli addetti ai lavori e non portano avanti discussioni accese sull’introduzione dell’Ai nel contesto creativo, soprattutto per quanto riguarda la generazione di immagini a partire da software che impiegano l’intelligenza artificiale.
Presentato dalla società di ricerca Ai OpenAI nel gennaio 2021, Dall-E, nome scaturito dall’unione di Salvador Dali e Wall-E, il celebre robottino del film Pixar, è un modello di intelligenza artificiale che a partire da una descrizione testuale genera un’immagine corrispondente. Il programma, attraverso algoritmi di apprendimento automatico, genera immagini realistiche come foto, illustrazioni o dipinti. Dall-E, a partire da aprile di quest’anno ha già una nuova versione – Dall-E 2 – molto più avanzato e capace di creare immagini che assomigliano a fotografie e illustrazioni realizzate da un artista professionista. Questi prodotti al momento non sono disponibili al grande pubblico perché si temono gli usi impropri nella generazione di immagini. I risultati visibili sul web sono prodotti da una schiera ridotta di persone che hanno ricevuto un invito, perlopiù artisti, ricercatori o dipendenti di Open Ai. È però disponibile una versione open-source che inizialmente aveva il nome di Dall-E mini, adesso Crayon, dove è possibile generare immagini a partire da un testo descrittivo. Questa versione è stata creata da Boris Dayma, uno sviluppatore indipendente e consulente specializzato nell’apprendimento automatico. Dayama ha sviluppato la prima versione di Dall-E Mini durante un hackathon organizzato da Hugging Face e Google nel luglio 2021. La prima versione produceva immagini di bassa qualità, spesso difficili da riconoscere, ma da allora Dayma ha continuato a migliorarla. Ha cambiato nome sotto espressa richiesta di Open Ai, che non voleva si generasse confusione tra la versione ufficiale e quella replicata. L’applicazione, dal funzionamento apparentemente semplice, genera nove immagini in risposta a qualsiasi richiesta testuale ed è stata lanciata quasi un anno fa. Questa versione è notevolmente più limitata di quella “ufficiale” ma permette di avere una previsione degli effetti di quello che può essere l’utilizzo di questi software su larga scala. I problemi etici conseguenti all’utilizzo di un generatore di immagini estremamente funzionale sono diversi.
In primo luogo si teme la creazione di immagini fake che possano distorcere ulteriormente l’informazione o la produzione di immagini a sfondo sessuale e violento. In secundis, l’intelligenza artificiale sembra apprendere anche i nostri luoghi comuni e i nostri pregiudizi. È emerso che provando a generare immagini che contenessero keywords come infermiere, l’AI rispondesse principalmente con figure femminili mentre se la ricerca riguardava parole come avvocato o amministratore delegato, i risultati apparivano sempre al maschile. In genere l’AI predilige i bianchi occidentali se non per la parola atleta. Insomma, i bias intrinseci sembrano essere molti, ma non è finita qui. Il settore creativo sembra sentirsi minacciato dall’introduzione di questi nuovi strumenti. Proprio Open Ai nella scheda sui rischi, inserisce un avviso in cui dichiara che “il modello potrebbe aumentare l’efficienza nell’esecuzione di alcuni compiti come l’editing o la produzione di fotografie d’archivio, che potrebbe soppiantare il lavoro di designer, fotografi, modelli, editor e artisti”.
I timori quindi non sembrano infondati. Probabilmente molti lavori di post-produzione o illustrazione utile per cover di libri o album potrebbero essere sostituiti da immagini generate artificialmente come anche le grafiche stock e alcune fasi della progettazione di un prodotto come per esempio gli storyboard. Non di minore importanza è la questione del copyright. Per esempio, nel caso di Midjourney, un programma accessibile gratuitamente in beta e che non richiede specifiche conoscenze di programmazione o disegno, le condizioni sono particolari. Le immagini, se generate con un account freemium sono in creative commons mentre con un account a pagamento (10$ al mese), possono essere utilizzate commercialmente ma senza poterne reclamarne il possesso. Questa clausola è dichiarata nel contratto di licenza che, facendo riferimento alla normativa americana, impedisce di reclamare il copyright di immagini generate dalle AI. Altro timore dei creativi è quello di impoverire il mercato delle immagini con contenuti ripetitivi e simili fra di loro. Ovviamente non siamo che all’inizio e molto probabilmente il generare immagini con stili analoghi verrà ampiamente superato con il tempo incrementando le potenzialità dell’AI. I benefici non sono da sottovalutare. Gli artisti si stanno già avvalendo di questi strumenti e stanno sperimentando una serie di potenzialità inattese. La natura “apprendente” dell’intelligenza porta allo sviluppo di immagini che, esprimendosi attraverso la decodificazione del linguaggio, si manifestano in una forma completamente diversa da quella prevista.
Ad esempio, da un articolo di Wired, si legge che:
“David R. Munson, fotografo, scrittore e insegnante di inglese che vive in Giappone e ha usato Dall-E nelle ultime due settimane […] paragona le risposte di Dall-E alle sue richieste alle strane o sorprendenti connessioni logiche fatte dai bambini a cui insegna. Ha chiesto al programma di creare un “arrosto antropomorfo con in mano una Bibbia“, immaginando che il sistema avrebbe prodotto una cosa simile a una pentola di stufato con gli occhi, ma ottenendo invece un’immagine molto diversa: “Ha creato uno strano, grumoso uomo di carne“. Munson ha anche usato Dall-E per ricreare un ricordo della sua infanzia, l’immagine di un bambino che guarda in televisione le notizie sull’incidente mortale dello Space Shuttle Challenger nel 1986.”
Molti sono gli artisti che decantano le potenzialità di questi strumenti, proprio per la velocizzazione di certi processi, il testing e l’approccio alle idee in una forma più diretta senza, per esempio, passare per il disegno.
È quindi probabile che questi strumenti influenzeranno il mercato creativo, probabilmente lo stanno già facendo. Il lavoro dell’illustratore probabilmente diventerà più selettivo ma di contro, l’hand-made assumerà più valore. Non c’è da dimenticare che questi strumenti non lavorano da soli ma è necessario guidarli e che di fatto, al timone ci sarà sempre un creativo a darne la direzione che risponde alle sue conoscenze/convinzioni. Forse parlare di sostituzione è prematuro, integrazione sembra essere la parola più giusta.