Mario Rivelli, in arte conosciuto come Otto Gabos, nasce a Cagliari il 31 maggio 1962 e poi si trasferisce a Bologna per studiare al DAMS, dove si laurea con il massimo dei voti con A. Faeti. Fumettista ma anche illustratore e insegnante, è una personalità eclettica nel mondo del fumetto. Molto disponibile, ha risposto ad alcune domande che gli abbiamo posto per conoscerlo meglio, prima però vale la pena ricordare alcune delle sue opere ed esperienze.
Esordisce su “Tempi supplementari” e collabora con “Frigidaire” e “Dolce Vita”, è tra i fondatori della rivista “Fuego”, dove inizia a pubblicare una delle sue serie più importanti, Apartments.
Per Granata Press collabora con Pino Cacucci e Gloria Corica a Tobacco, mentre sono diverse le serie e le storie che scrive per “Cyborg”, sia nella versione Star Comics che Telemaco. Successivamente per Phoenix conclude Apartments, e scrive Cold Graze e San Pietro. Amplia la sua collaborazione scrivendo a quattro mani con Massimo Semerano una storia di Conan il barbaro, e inizia una lunga collaborazione con “Mondo Naif“, da cui scaturiscono, tra le varie opere, i romanzi a fumetti I camminatori e Loving the alien, nonché Ladri di lunarie, realizzato con i disegni di Menotti. All’inizio del 1999 dà vita assieme a Omar Martini al progetto Frontiera, di cui è co-editor, sceneggiatore e disegnatore. Per Lang PBM Editori realizza una versione a fumetti tratta dal romanzo Un sac de billes, di J. Joffo, mentre per la linea “Rizzoli oltre” adatta a fumetti il romanzo di R. Perrone Banana Football Club.
Ha realizzato a quattro mani con lo scrittore Loriano Macchiavelli un romanzo illustrato con il celebre poliziotto Sarti Antonio uscito di recente per Leonardo Publishing, Sarti Antonio, come cavare un ragno dal buco. Sempre a quattro mani, ma con Pino Cacucci, ha realizzato il romanzo La giustizia siamo noi, edito da Rizzoli BUR.
Il fumetto Esperanto edito da Casterman vince il premio Micheluzzi 2010 per la categoria miglior sceneggiatura.
Per la Giunti Junior ha scritto e illustrato Arrivano gli Gnummo Boys il suo primo romanzo firmato a doppio nome (Mario Rivelli e Otto Gabos).
Per L’Unione Sarda realizza alcuni volumi della collana “Storia della Sardegna a fumetti”. Per la rivista “Super G” delle edizioni San Paolo realizza Tobia e l’oceano capovolto, graphic novel in due parti che presenta in anteprima in questa edizione di Nues. Per Rizzoli Lizard nel 2015 pubblica invece il romanzo grafico L’illusione della terraferma.
Nel 2016 pubblica Il Viaggiatore Distante-Atlantica per Coconino Press Fandango.
Per Centauria pubblica due biografie a fumetti alle quali abbiamo collaborato anche noi di Studio RAM: Egon Schiele. Il corpo struggente (2018) e Gustav Klimt. La bellezza assoluta (2019).
Nel 2020 pubblica Anime inquiete edito da Coconino Press per la collana “Fumetti nei musei”.
La sua ultima pubblicazione è Ridi, Romeo! edito da Einaudi Ragazzi.
Fa parte del comitato scientifico di Nues, festival del fumetto e dell’animazione del Mediterraneo che si svolge ogni anno a Cagliari.
Illustra copertine e volumi per Mondadori, Einaudi, Zanichelli, Paravia Bruno Mondadori e Giunti alternando la narrativa per ragazzi alle edizioni educational per le scuole.
Oltre al premio Micheluzzi vinto con Esperanto, Gabos nel 2005 vince il Premio Carlo Boscarato con Apartments, libro dell’anno alla seconda edizione di Fumetti in Tv a Treviso.
Nel 1998 invece riceve il Caran d’Ache per best illustrator all’Expo Cartoon 1998 di Roma.
Insegna Arte del Fumetto all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Oltre ad essere fumettista, illustratore e insegnante è anche Direttore artistico di ARENA!, festival annuale di fumetto e illustrazione a Bologna.
Raccontare in poche righe la produzione di Gabos è un lavoro improbo, lasciamo dunque la parola a Gabos, che ci ha dato il suo punto di vista e raccontato la sua esperienza professionale nel mondo del fumetto rispondendo alle nostre domande. Buona lettura!
Parlaci un po’ di te, da dove vieni e qual è la tua storia?
Sono nato e cresciuto a Cagliari dove ho mosso i primi passi come futuro autore. Ero entrato a far pare di un gruppo di giovani autori, la Bande Dessinée, con cui ci confrontavamo cercando di migliorarci. C’erano Vanna Vinci, Antonio Serra, Bepi Vigna, Michele Medda. Tutti abbiamo continuato, tutti, Bepi a parte, ce ne siano andati via da Cagliari. A metà degli anni Ottanta sono arrivato a Bologna perché mi ero iscritto al DAMS, nel mentre avevo iniziato a frequentare una scuola di fumetti dove ho incontrato Menotti, Stefano Ricci, Francesca Ghermandi, Leila Marzocchi, Davide Toffolo, Ottavio Gibertini, Davide Catenacci, Massimo Semerano. Un incredibile concentrazione di talenti che hanno fatto di quel periodo un’esperienza unica e indimenticabile. Poi sono arrivate le collaborazioni con le riviste. Avevo già esordito suTempi Supplementari proprio quando mi ero appena trasferito, poi sono arrivate tute le altre da Frigidaire a Dolcevita, fino a Fuego, Nova Express. Poi gli anni di Mondo Naif, altra bellissima esperienza, poi c’è stato l’approdo alle graphic novelle con la Black Velvet. Il resto sono queste due decadi del XXI secolo dove il fumetto è entrato a pieno diritto nelle librerie di varie diventando uno dei punti fermi delle entrate.
Come ti sei avvicinato al fumetto? Che percorso formativo hai fatto?
Leggevo fumetti fin da bambino. Mio padre era un grande appassionato e disegnava, Ho imparato osservando in silenzio lui che disegnava e dipingeva. Di fatto son autodidatta non avendo frequentato scuole artistiche, né il liceo, né l’accademia, dove però insegno da tanti anni ormai.
Quali sono i tuoi maestri/e?
Kirby, Pratt, Magnus e Igort. Incontrare Magnus, che era il mio mito da bambino, e averlo come insegnante nella mia breve esperienza alla Zio Feininger è stato un regalo fantastico. Lui è sempre stato un punto di riferimento decisivo.
I tuoi lavori spaziano dall’editoria per ragazzi al fumetto d’autore, ci sono dei soggetti o dei temi che preferisci?
Il viaggio, il ritorno, la città sconosciuta e anche un po’ ostile, la nostalgia, l’infanzia perduta, la morte. In tutte le mie storie aleggia il fantastico in dosi variabili a seconda delle tematiche affrontate e delle necessità. Il weird, il realismo magico, la commedia sono tra le zone narrative che frequento con più frequenza e con un certo piacere.
Hai una diversa modalità di lavoro a secondo dei progetti che realizzi? Sei disciplinato o lavori d’impulso?
Ogni libro che faccio voglio che presenti approcci e modalità il più distinguibili possibile, meglio se inedite rispetto alle mie opere che l’hanno preceduto. Mi sento sempre un esordiente e come tale mi emoziono ancora quando inizio un nuovo libro. Voglio sempre mettermi in discussione a costo di sbagliare, prendere delle cantonate. Se non faccio così non mi diverto e mi annoio e quando lavoro la noia, insieme al tempo che fugge, è il mio nemico principale. Così il cambiare, che sia la tecnica del disegno, o lo storytelling, diventa un elemento centrale della mia ricerca.
Qual è stata la tua ultima pubblicazione?
Quest’anno è uscito Ridi, Romeo! per Einaudi Ragazzi, che è un romanzo anfibio per l’infanzia che unisce racconto letterario, illustrazione e fumetto in un unico flusso narrativo. Giovedì andrà poi finalmente in stampa il secondo volume de Il viaggiatore distante che si intitola Empire State e uscirà come il precedente per Coconino Press. Dico finalmente perché tra gestazione, ideazione e realizzazione per questi due volumi parzialmente autobiografici ci sono voluti quasi vent’anni, tra pause, momenti di furore, altri di vuoto, altri di ritorno e altri ancora di ripensamenti, anche radicali. Mettersi in gioco usando la propria faccia come maschera non è stato facile, però alla fine ce l’ho fatta e ora che ho finito dico che non avrei potuto agire diversamente e sono felice di avere concluso un percorso complicato e rischioso.
Cosa consigli a chi vuole diventare fumettista?
Leggere tanto, osservare, tantissimo, disegnare fino a sfinimento, essere curioso oltre l’inverosimile e prepararsi a ritmi di lavoro pressanti spesso molto lunghi. Per fare i fumetti bisogna essere dei maratoneti.
Pensi che i dispositivi digitali possano assorbire il fumetto mettendo da parte la carta?
Ogni volta che arriva un nuovo canale di diffusione si dice che questo soppianterà tutti i precedenti. Lo si è detto per i cd rispetto al vinile, internet rispetto alla TV, per la TV rispetto al cinema e alla radio, alla radio rispetto ai giornali così via fino all’età della pietra. La carta ci sarà ancora, l’oggetto rivista, giornalino e libro ci saranno sempre e saranno affiancati da altri supporti di diffusione che con le loro peculiarità stimoleranno nuove soluzioni narrative, perché la narrazione va di pari passo ai supporti tecnologici. Così succederà anche ai fumetti che troveranno nuove strade espressive. Potrebbero volerci anni ma sarà di sicuro interessantissimo.
Com’è il mercato dell’editoria nel tuo mondo ideale?
Nel mio mondo ideale le persone leggerebbero molto di più, i libri venderebbero molto di più e di conseguenza gli autori sarebbero pagati molto di più.