Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Gianluca Costantini, fumettista e attivista per i diritti umani. Insegna Arte del fumetto al biennio specialistico in Linguaggi del fumetto dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Ha pubblicato graphic novel in Italia, Spagna e Francia. Nel 2018 pubblica illustrazioni per CNN. Dal 2016 al 2020 accompagna le attività di DiEM25 Democracy in Europe Movement 2025, il movimento guidato da Yanis Varoufakis e collabora attivamente con l’artista cinese Ai Weiwei. Le sue illustrazioni sono state impiegate durante il HRW Film Festival di Londra e Toronto, al Geneva Summit for Human Rights and Democracy, il FIFDH Festival dei diritti umani di Ginevra, il Festival dei Diritti umani di Milano e il Festival di Internazionale a Ferrara.Nel 2016 è stato accusato di terrorismo dal governo turco per i suoi disegni. Dal 2016 fa parte del CRNI, il Cartoonist Rights Network International. Gli abbiamo fatto qualche domanda per farci raccontare le finalità di questa organizzazione e, in generale, della situazione attuale dei diritti dei fumettisti.

Di cosa si occupa il Cartoonists Rights Network International?
Il CRNI cerca di aumentare la connessione e collaborazione tra fumettisti di tutto il. Mondo, crea campagne per proteggere i loro diritti umani e difende coloro che sono minacciati a causa del loro lavoro. Crea uno scudo per proteggerli in quando i disegnatori si trovano sempre in prima linea per proteggere la libertà di parola. Per fare questo il CRNI motiva costantemente la situazione internazionale per fornire un supporto nella maniera più veloce e diretta. Il CRNI protegge principalmente la persona, non fa distinzioni di carriera, fama, piattaforma o metodologia. Ogni anno il CRNI da un riconoscimento speciale a un disegnatore con un premio intitolato al suo fondatore Robert “Bro” Russel i vincitori del passato includono fumettisti provenienti da Algeria, Bangladesh, Camerun, Cina, Danimarca, Egitto, Messico, Zimbawe e tanti altri.
Come è cominciata la collaborazione con questa organizzazione e qual è il tuo ruolo?
Sono entrato in contatto con l’organizzazione quando nel 2016 sono stato accusato di terrorismo da parte del Governo turco, in seguito Terry Anderson mi ha chiesto di far parte dei “Rappresentanti regionali” e da quando ne faccio parte cerco di monitorare quello che succede in Italia e altri paesi del Mediterraneo. Cerco anche di aiutare con il disegno per alcuni casi producendo disegni che vengono utilizzati dagli attivisti e dalle famiglie.

Com’è la situazione attuale/globale relativa ai diritti di espressione dei fumettisti? Ci sono molti casi di censura o persecuzione come il caso di Ahmed Kabir Kishore? (Il fumettista è stato precedentemente torturato e poi incarcerato in Bangladesh per aver espresso con una serie a fumetti delle criticità nei confronti del governo per la gestione della pandemia.)
È una situazione in continua evoluzione, che riguarda soprattutto i paesi in cui c’è una dittatura oppure governi autoritari. In molti paesi soprattutto la satira viene spesso censurata e disegnatori arrestati. Come nel caso che citi di Ahmed Kabir Kishore, ma succede anche in paesi apparentemente più democratici come gli Stati Uniti e molti altri. Per esempio proprio in questo ultimo periodo il fumettista argentino Cristian Dzwonki “Nik” è stato minacciato dal Aníbal Fernández, il ministro della Sicurezza nazionale. Oppure il fumettista della Tanzania, Opatus Frena, è stato arrestato il 23 settembre. Ultimamente è stato pubblicato un bellissimo libro “Red Lines” https://www.redlines.ink/ che racconta bene la storia della censura del fumetto politico.
Credi che in Italia o in Europa i diritti di espressione sono passibili di censura, se non in forma diretta, anche indiretta?
Sì, può succedere anche in Europa, non siamo immuni alla repressione di libertà. C’è stato per esempio il caso di “On Ès l’estel-la?” https://www.channeldraw.org/2019/08/01/i-support-the-freedom-of-expression-of-dove-estel%c2%b7la/, oppure la censura avvenuta alla mostra “Sweet Europe” che aveva come tema l’Europa politica e finanziaria degli ultimi anni. https://www.fumettologica.it/2017/10/vignetta-censurata-parlamento-europeo/. Si può ricordare anche la famosa censura in Italia del 1995 al libro di Miguel Angel Martin “Psychopatia  Sexualis”, tutte le copie vennero sequestrate. E per finire la pressione che viene fatta continuamente sulla rivista di satira Charlie Hebdo.
A proposito del caso Patrick Zaki che ha visto nuovi sviluppi negli ultimi giorni, di tuo pugno è l’illustrazione del suo volto per rivendicare verità sulla sua situazione. Hai dato sostegno anche ad altre realtà dove i diritti civili erano marginalizzati o le speculazioni di tipo mediatico hanno infangato personalità come Mimmo Lucano. Quanto la comunicazione visiva quindi l’illustrazione e il fumetto secondo te hanno un ruolo impattante in questo genere di situazioni? 
Il disegno può avere una parte importante nella comunicazione sociale, può aiutare le cause attraverso il suo uso da parte degli attivisti, delle famiglie e del cittadino comune. L’arte è sempre stata politica, spesso di propaganda ma anche di protesta, il disegno satirico e il fumetto soprattutto con l’uso dei social in questi ultimi anni si è inserito nella discussione pubblica, né fa parte. In molti paesi del mondo come quelli del Medio oriente, Africa e Asia la satira è ancora molto importante, anche sui giornali cartacei. Il potere ha paura dell’immediatezza del disegno e non gli piace essere messo in ridicolo. Proprio per questo i disegnatori vengono spesso arrestati e anche uccisi per il loro lavoro. Nel caso di Patrick Zaki il disegno è diventato l’ariete per sfondare le porte della comunicazione, ha aiutato nei momenti di buio sul caso tenendo sempre viva la richiesta di libertà per Patrick.
C’è qualche caso emblematico di cui vuoi parlarci?
Il 10 giugno del 2019, dopo la decisione del New York Times di non pubblicare più vignette a sfondo politico a causa dello scandalo che ha colpito la pubblicazione della vignetta del disegnatore portoghese António Moreira Antunes, il vignettista Patrick Chappatte ha pubblicato un comunicato sul suo sito  e ha rilasciato alcune interviste in cui ha detto:
I giornali sono disarmati di fronte alle tempeste sulle reti sociali, bufere che almeno in parte sono organizzate, bisogna invece essere coraggiosi e ricordarsi che indietreggiare dà ragione a chi ci attacca”.
La vignetta di Antunes considerata anti-semita è finita al centro di una dura protesta da parte dei lettori e di Israele. La vignetta mostrava il primo ministro Benjamin Netanyahu rappresentato come un cane guida con la stella di David, tenuto al guinzaglio dal presidente Donald Trump in versione non vedente con la kippah in testa. Dopo le proteste dell’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon, l’editore A. G. Sulzberger ha scritto: “Abbiamo deciso di cambiare alcune procedure, perché episodi del genere non si ripetano.” Inoltre è stata avviata una procedura disciplinare contro il responsabile dell’edizione che aveva scelto la vignetta.
(Testo tratto da “La reputazione del web un modo diverso di dire censura https://www.channeldraw.org/2019/07/17/la-reputazione-del-web-un-modo-diverso-di-dire-censura/)
Questo testo inizia per poi spiegare la censura che è avvenuta nei miei confronti nel periodo in cui lavoravo per la CNN.
Dopo questo caso il New York Times ha deciso di non pubblicare più vignette politiche, questa storia per far capire quanto la censura è presente anche nei paesi occidentali.